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2002

   

Voglia di volare

· Paglia, come è nata la sua passione per il volo?

“Non c’è un riferimento temporale ben preciso. Mi piacevano le forti sensazioni”.

· Aveva paura?

“Sinceramente no. Anche perché, negli anni precedenti, avevo già conseguito il brevetto di pilota. Facevo parte dell’Aeronautica Militare”.

· Cos’è il paracadutismo?

“E’ la bellezza di provare la libertà nel vuoto. Dire bello sarebbe fin troppo banale”.

· Ricorda il suo primo Lancio?

‘Impossibile dimenticarlo. Nel 1993, ad Altopascio, in Toscana”.

· Cosa provò?

“Ero divertito e contento. Ricordo il caos all’interno dell’aereo ed il silenzio nel vuoto. Urlavo e la sensazione di vedere le gambe muoversi nell’area era straordinaria”.

· Si lanciò altre volte?

“In cinque occasioni. I voli servivano per il brevetto militare. Poi, ci fu la Somalia”.

· Cosa ricorda?

“Tutto”.

 
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· Rimpianti?

Nessuno. Perché facevo il mio dovere. Anche oggi farei le stesse cose”.

· A cosa pensò in quei giorni?

“Che ero stato più fortunato d’altri ragazzi che, ora, non ci sono più. Pensavo al mio amico Andrea Millevoi, sottotenente dei Lancieri di Montebello che, quella mattina, pagò con la vita la sua passione per la divisa”.

Quando le comunicarono la gravità del suo incidente?

“Lo capii in Italia. La conferma mi giunse quando fui ricoverato in Svizzera”.

· La sua vita è cambiata?

“Si. Ma durante quella notte, però, pensavo che non potevo arrendermi. Ecco perché ho continuato a lavorare”.

 

 

·· Oggi qual è il suo rapporto con lo sport?

“Trascorro cinque ore in palestra. Provo a tenermi in buona forma fisica. Ho seguito per molti anni una terapia russa, che mi ha garantito ottimi risultati. Dal 1999 poi grazie ad alcuni studi americani con l’ausilio di specifiche apparecchiature che utilizzano impulsi elettrici riesco anche a camminare.”

· E la sua passione per il volo?

“Quella non l’ho mai persa. Patrick Degajardon avrebbe voluto lanciarsi con me. La sua morte fu un colpo tremendo”.

 

 

· Nel 1999, però, finalmente ha coronato il suo sogno?

“Grazie a Barbara Brighetti”.

· Come andò?

“Provai delle sensazioni ancora più belle di quelle del primo lancio. Erano sei anni che attendevo quel momento”.

· Ed ora?

“Nel 2002 ho in programma altri due lanci. In primavera, però, dovrò sostenere gli esami per acquisire il brevetto di sub”.

· Quanto è importante lo sport per un disabile?

“Lo è per chiunque. Il disabile, però, non deve dimostrare nulla. Deve farlo soltanto per piacere”.

· Ed in Italia si fa abbastanza?

“Purtroppo no. All’estero, ad esempio, sono libero di muovermi. Qui, invece, diventa tutto più difficile. E’ triste, ma bisognerebbe ripartire dalla base. Diffondere la cultura del disabile anche nelle scuole. Tutti gli individui devono avere gli stessi diritti”.

 

 

E’ felice?

“Si. Io, però, sono anche più fortunato di altri. L’Esercito mi tutela. Sono un privilegiato anche dal punto di vista medico. Beneficio di cure e terapia che, invece, dovrebbe essere un diritto di tutti i disabili”.

· Qual è il suo sogno?

“Nessuno in particolare. Si stanno avverando tutti”.

 

 

La chiamano B.B.

Le iniziali del suo nome, che Barbara Brighetti ha fatto incidere sul suo paracadute. Segno zodiacale Gemelli, nata 36 anni fa a Cremona, l'atleta della squadra Sector è stata la prima donna al mondo a lanciarsi da 10900 metri di altezza. Un record straordinario, realizzato in condizioni ambientali difficili l'11 dicembre del 1993, nei cieli bresciani di Montichiari. Barbara Brighetti racconta le proprie emozioni attraverso il suo sito personale, www.barbarabrighetti.it .

"Ho conosciuto il Tenente Paglia al funerale di Patrick Degajardon. Il lancio in coppia con il paracadute è stato molto emozionante. Ci siamo allenati in gruppo per esaudire il suo desiderio. E' stata un'esperienza unica".

 

Tratto dal “Match” 22 febbrai