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1995

 

La brigata Garibaldi parte per Sarajevo

<<Vorrei rivolgermi in primo luogo alle mamme dei ragazzi in partenza per la Bosnia e dire loro che essi non sono più ragazzi ma uomini. Non esse fieri dei propri figli solo quando indossano la divisa ma anche quando partono. Non ci si può dispiacere o piangere in queste circostanze. E poi questi ragazzi, i vostri figli non vanno in guerra ma in missione per aiutare l’umanità in difficoltà. <<Non c’è cosa più bella che aiutare il prossimo. È quello che ti fa sentire veramente realizzato. Como il chirurgo che salva la vita a qualcuno. Quando si serve lo Stato sotto le armi, nessuno auspica che possa accadere di trovarsi impegnato in missioni del genere: ma dal momento che accade, ormai spesso, di andare all’estero e di affrontare situazioni particolari, bisogna ricordarsi del giuramento. <<Un fatto è certo: non si va in Bosnia per i soldi. Anzi, posso informare che se ne prendono meno della Somalia: quindi facciamola finita una volta per sempre con questa stupidaggine. Non si parte mai per soldi. Lo so, è una mentalità non facile da cancellare anche perché alimentata da luoghi comuni, da banalità messe in giro solo per screditare il tuo impegno: ricordo un infermiere dell’Asl che mentre mi medicava, sottovoce ad un amico diceva: “Si, sfortunato, questo (che sarei stato io), ma infondo sai quanti soldi ha preso per andare in Somalia? <<Adesso i soldati sono nettamente più preparati. Da 4 anni c’è questa guerra in Bosnia., quindi i ragazzi sanno cosa li attende e l’addestramento è scrupolosissimo.
Giorni e giorni di duro lavoro, di perfetta acquisizione di tutto ciò che deve essere memorizzato per poter essere efficienti, sicuri, affidabili.<<Si dice spesso che quella somala sembrava più una missione umanitaria e che questa debba essere considerata come una vera e propria missione di guerra. Invece non è così: perché si va a fare la stessa cosa.

In Somalia si cercava di restaurare un Governo, in Bosnia a legittimare una autorità statale. Qui oltretutto si va sulla base di una pace già concordata, cosa che invece in Somalia non c’era dal momento che le fazione locali erano ancora in lotta quando noi arrivammo in Africa. <<I nostri soldati, quelli della Garibaldi in particolare, sono bravi e molto ben equipaggiati. Non è la prima missione che fanno e oltretutto si sono anche preparati a Viterbo con i parà della Folgore. La Garibaldi doveva già scendere in Somalia e ora va in Bosnia. Un fatto è certo: i ragazzi non vengono mandati allo sbaraglio.

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<<Non credo di sciacquarmi la bocca né altri lo hanno fatto sottolineando l’attaccamento dei soldati alle forze armate. Mi sono ritrovato spesso con ex soldati di leva che sarebbero rimasti senza alcun dubbio sotto le armi. C’era e c’è attaccamento alla divisa e alla Patria. Sono ragazzi che hanno detto spesso che quello che hanno trovato tra le forze armate o nella brigata non l’hanno trovato da nessun’altra parte. Oggi incontrandoli in procinto di partire proverò sicuramente una grossa commozione. Se potessi, nasconderei la carrozzina e mi imbarcherei insieme a loro. So solo che sarei troppo di peso e li costringerei a rischiare la loro vita per me. E non sarebbe giusto. <<C’è un Sud in queste occasioni? No, non ho notato mai differenza tra Nord e Sud. C’ erano ragazzi di Milano che sono tornati per andare in Puglia e salutare i familiari di Pasquale Baccaro, ucciso in Somalia, nell’anniversario della tragedia. Questo significa che non ci sono state e non ci saranno mai differenze quando si deve aiutare il Paese>>.

Tratto da "Il Mattino” 27 dicembre 1995