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1997

La medaglia d’oro torna in caserma

<< E’ la mia vita…>>

Caserta. Sorride, il sottotenente Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare, e ha l’aria felice. Felice e frastornata come quella di un bambino il giorno della sua Prima Comunione. È difficile trovare parole alle emozioni, per Gianfranco. Cos’è questo giorno per lei? << Lo aspettavo da 4 anni. Finalmente si ricomincia >>. << E’ il ritorno alla vita >>. E qui, stamane, ci sono tutti a dare il benvenuto a Gianfranco che rientra nell’esercito per lavorare in forma attiva e permanente.

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Poi parla il generale Vozza :<< E’ il primo caso in Italia di rientro in servizio di una medaglia d’oro. Gianfranco è un simbolo ed un esempio, così forte e generoso e coraggioso, pur sulla sua sedia a rotelle che non finisce mai di stupirci >>.E perché stupirsi? Questo ragazzo, che già il prossimo 31 maggio sarà a Sarajevo in visita di solidarietà alle truppe, ha creduto in un’Idea. Quella di un mondo pacifico senza più sangue ne guerra, un mondo in cui sorridere a tutti. E questa Idea resta là, cocciuta, nella sua testa, anche ora, anche così, anche con i suoi 27 anni inchiodati a quella carrozzella, lui sa che l’Idea vincente è la sua. La guerra non lo ha vince mai. Per questo oggi sorride nel sole Gianfranco.

Tratto da "Il Mattino” 24 maggio 1997

 

 

Perché voglio far camminare la Bosnia

Sullo sfondo degli scheletri di due grattacieli, ancora anneriti dal fumo degli incendi appiccati dalle pallottole traccianti all’inizio dell’assedio di Sarajevo. Davanti alla coppia di torri un giovane paracadutista dal profilo legnoso, in divisa mimetica e con l’immancabile basco amaranto calcato in testa. <<Tutto normale se non fosse il fatto che il sottotenente Gianfranco Paglia, 27 anni, medaglia d’oro al valor militare, è in posa per il fotografo su una sedia a rotelle. Sono tornato a fare il mio dovere come prima. Gli ultimi tre mesi li ho passati in Bosnia con la brigata Garibaldi>>.

Spiega Paglia da poco tornato nella base di Caserta. << Ho seguito la parte organizzativa delle elezioni amministrative di settembre, sia da una sala di coordinamento operativo, sia sul terreno>>. Al suo fianco il fido Romeo Carbonetti, tenente dei <<diavoli neri>>, i paracadutisti che si sono sacrificati in prima linea al check point Pasta, anche lui decorato per quella battaglia in Somalia. << Per tutti quelli che sono stati in missione all’estero, dal Libano al Golfo, la Somalia è rimasta una esperienza unica, indimenticabile, nel bene e nel male>>.

 
   

La giornata tipo di Gianfranco Paglia in Bosnia iniziava con l’alza bandiera, poi via alle ispezioni nelle zone contese fra serbi, croati, mussulmani. Oltre alle visite seggio per seggio, l’ufficiale in sedia a rotelle partecipava alla distribuzione degli aiuti umanitari girando tutto il settore controllato dal contingente italiano da Rogatica a Goradez, fino a Visegrad. E alla sera era immancabile la classica spaghettata fra i resti della caserma Tito, dove aveva messo le tende il reparto sanità con un funzionale ospedale da campo. << Il momento più bello è stato il concerto degli U2 nello stadio di Sarajevo,di fronte al nostro quartier generale>> sottolinea Paglia. << Per la prima volta si vedevano automobili con le targhe di tutta la Bosnia. I giovani delle diverse etnie dopo essersi sparati a dosso per anni si sono ritrovati, almeno per una sera, grazie alla musica>>.Fra le case di Sarajevo ancora sbrecciate dalla furia dei combattimenti sono riaffiorati spesso i paragoni e i ricordi con la Somalia. << Non ho mai avuto incubi, ma soprattutto agli inizi, quando alla sera chiudevo gli occhi, rivedevo le scene della battaglia a Mogadiscio.

   
   
 

Uno dei primi colpiti al ceck point Pasta, Pasquale Baccaro, lo abbiamo tirato fuori, era ancora vivo, poi so che ha chiesto l’acqua, ma non ce l’ha fatta. Quando è toccata a me non ho sentito dolore, ma capivo che avevo perso l’uso delle gambe. Mi sono aggrappato alla vita, senza perdere mai conoscenza, anche se non riuscivo a parlare. Ricordo tutto come in un film>>. Paglia è convinto che in Somalia gli italiani hanno pagato lo scotto di una missione difficile sotto l’egida delle Nazioni Unite, con compiti ardui e regole poco chiare. << Anche in Bosnia per molti anni i caschi blu hanno pagato un alto tributo in termini di uomini senza riuscire a combinare granchè>> osserva. << Poi è arrivata la forza multinazionale guidata dalla Nato e le cose sono cambiate. Bisogna rendersi conto che per portare la pace in certi paesi dilaniati dalla guerra bisogna usare la forza. Se la brigata tornerà all’estero e avranno qualche compito per me sarò il primo a partire>> confida Paglia. << Ora ho una vita ancora più impegnativa di prima con cerimonie e manifesta-zioni ovunque, ma non mi considero né un personaggio pubblico, né un eroe. Sono solo un soldato che ha fatto il proprio dovere, e che vuole continuare a farlo anche su una sedia a rotelle>>.

Tratto da"Il Borghese” dicembre 1997