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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Paglia( FLI): Commenta la legge che prevede l'insegnamento dell'Inno di Mameli nelle Scuole

"Una Nazione che non ritrova se stessa e che non ha attenzione per la sua identitá, che non trova nella sua storia e nei suoi valori condivisi la forza per superare i momenti difficili, ha poche speranze di ritrovare la strada verso un futuro migliore." É con questa affermazione che l'on. Gianfranco Paglia ha commentato l'istituzione  del 17 marzo come "Giornata dell'Unita' della Costituzione dell'inno e della bandiera'" e della legge che prevede l'insegnamento nelle scuole dell'Inno  di Mameli.
"Sono felice che i nostri figli ritornino a studiare le parole dell' Inno di tutti gli Italiani, richiamo alla coesione nell'affrontare qualsiasi momento critico del Paese. Anche la cittá di Caserta vive un periodo tutt'altro che semplice, ed é solo ritrovando l'unitá piú che la divisione, che la nostra comunitá puó aspirare a ritrovare il giusto posto che le compete, superare le sfide della legalitá, dell'economia, dell'occupazione. In questa settimana ho avuto modo di fare visita nelle scuole di Mondragone, Sessa Aurunca, Cascano ed ho veriicato quanto i giovani studenti siano veramente interessati a conoscere la storia e comprendere i valori dell'amor di patria."
Nel ricordare che proprio il 12 novembre cade la giornata dedicata Ai Caduti in missioni di pace, l'on. Paglia afferma: "é una data che mi emoziona perché ricorda tutti quei giovani che sono caduti con onore tentando di pacificare delle zone del mondo flagellate altrimenti da guerre terribili. Penso anche ai tanti giovani partiti dalla nostra provincia, dalle nostre Caserme e che non vi hanno fatto più ritorno. Credo che Caserta e la Nazione debbano giustamente tributare un riconoscimento a tutti coloro che, militari e civili, nel difendere la pace in luoghi tanto lontani hanno contribuito a difenderla anche sul territorio nazionale. Ed é per questo motivo che sono particolarmente soddisfatto per l'intitolazione di una piazza dedicata ai Caduti nelle missioni di pace, proprio nella nostra città capoluogo."
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Legge Stabilita'
Paglia (FLI), sui reduci da Obama lezione all'Italia
Via IRPEF pensioni di guerra

“Dalle elezioni americane, oltre al meraviglioso spettacolo di democrazia offerto al mondo intero, è arrivato a mio parere un messaggio al nostro Paese. Ed è stato proprio il presidente Barack Obama a inviarlo quando, nel suo discorso di rielezione, ha dedicato un passaggio specifico ai reduci di guerra. Dopo aver salutato i contingenti impegnati nei più delicati scenari internazionali, Obama ha ringraziato quei soldati che si rimettono in lista anche dopo aver perso un arto. E ha ricordato come sia fondamentale per la vita di una Nazione onorare chi ha servito la Patria. D’altronde, è nota la battaglia che Obama sta conducendo affinchè chi è stato al fronte, una volta tornato nella società civile, trovi facilmente un posto di lavoro”. Lo sottolinea in una nota Gianfranco Paglia, capogruppo di Fli in Commissione Difesa alla Camera e Medaglia d’Oro al Valor Militare. “Sono certo – aggiunge - che il nostro Governo e il nostro Parlamento abbiano recepito questo messaggio e che la parte della Legge di Stabilità relativa all’applicazione dell’Irpef alle pensioni di guerra venga eliminata. Altrimenti – conclude Paglia - saremo lontani anni luce dalla lezione di democrazia e di partecipazione arrivata dagli Stati Uniti che noi oggi tanto decantiamo”.
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Il caso: L'imposta inserita nella legge di stabilità

di Andrea Cuomo

Roma. Hanno donato alla pace una parte di sé, la propria salute, un pezzo del proprio corpo. Eppure lo Stato medita di fare cassa anche sulla loro pelle. Sono i titolari delle pensioni di guerra e delle relative indennità, che la legge di stabilità prevede di assoggettare all'Irpef nel caso in cui il beneficiario abbia un reddito superiore ai 15mila euro. Una norma su cui grava peraltro un grave sospetto di incostituzionalità, trattandosi in realtà non di vitalizi veri e propri bensì di atti risarcitori riconosciuti dallo Stato a quanti, a causa di guerre o in occasioni di missioni di pace in zone calde del mondo, abbiano subito menomazioni nell'integrità fisica o la perdita di un congiunto. Eppure la battaglia di quanti in tutti gli schieramenti politici stanno cercando di stralciare questa voce dalla legge di stabilità non è ancora vinta.
Tra i più attivi è Gianfranco Paglia, 42 anni, deputato di Fli e ufficiale dell'esercito, sulla sedia a rotelle da quando, nel 1993, da sottotenente dei paracadutisti venne gravemente ferito nell'agguato di Aidid, in Somalia, che costò la vita ad Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi e Pasquale Baccaro. Paglia non ha mai smesso di combattere per ridurre la sua disabilità e per la dignità delle forze armate. Fino all'impegno politico. Dal quale peraltro oggi Paglia minaccia di dimettersi: «Annuncio sin d'ora le mie dimissioni da deputato al Parlamento, qualora dovesse essere approvato dalla Camera lo scellerato provvedimento che tassa le pensioni dei reduci di guerra», ha dichiarato qualche giorno fa al Secolo d'Italia. Del resto, fa notare, «faremmo volentieri a meno del risarcimento pur di riavere quanto abbiamo perso, senza per nulla rinnegare quanto abbiamo fatto e quanto ci è costato».
Paglia conduce la sua battaglia anche sui social network, dove ha mobilitato decine di persone. Indignate per un provvedimento moralmente aberrante a fronte peraltro di un introito per l'erario davvero insignificante. «Senza memoria e riconoscenza verso chi ha lottato per la nostra Patria!», accusa il governo Sabrina Cortese. «È vomitevole quello che hanno fatto», rincara la dose Anna Mancuso. «D'altronde - fa notare Nicola Capurso - certi ciarlatani del bene dell'Italia... che ne sanno di crescere senza un padre, vivere senza un marito o passare il resto della vita su una carrozzella o in attesa di morire a causa dell'uranio?». E mentre Francesco Simonetta non si sorprende più di tanto visto che l'Italia «è il Paese che si lascia fare pipì in testa da una regione dell'India», Giuseppe Tocco suggerisce un'altra strada per sanare i nostri conti: «I tagli debbono farseli nei loro stipendi e forse l'Italia si solleva un po'. Io, vincitore di concorso dei carabinieri, sono fuori a causa della spending review, ora qui si parla di fare i tagli sugli invalidi di guerra. Mi sa che c'è qualcuno che sta esagerando un po'». Alessandro Tiranti porta la sua testimonianza di «figlio di un militare di leva catturato dai tedeschi in Grecia deportato in Germania nei campi di lavoro e tenuto prigioniero e fatto lavorare in una fonderia per circa due anni naturalmente durante la Seconda guerra mondiale aspettava un risarcimento ma è andato via senza aver avuto niente». Infine una domanda scorretta da tale «Calibro Nove» per Paglia: «Ti ammiro, ma come fai a stare con Fini?».
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Tassare i risarcimenti alle medaglie militari è un controsenso

di Duccio Rugani

Le chiamate in aumento alla Gdf per segnalare potenziali evasori crescono. La vita si fa dura per i furbetti che ora non possono più contare su atti omissivi e sodali di chi vuol vivere tranquillo. Ed il Governo continua la sua lotta all’evasione. A breve potrebbero esserci importanti nuove dalla Svizzera, ma nel frattempo, purtroppo, lo Stato continua a scivolare su bucce di banana che ne minano la credibilità. Nel senso che vorrebbe apparire giusto e rigoroso, ma in realtà i funzionari dell’apparato chiappano quello che vedono e quello che possono. Che di solito è a spese dei soliti oppure di quelli che direttamente dall’apparato dipendono per i propri bisogni. Sui casi di invalidità, ogni 2-3 giorni ci fa piacere sapere che è stato arrestato chi cieco e sordo non era, ma la mia personale speranza è che il nostro Welfare finisca al più presto quello che ha cominciato. Che è penoso ed umiliante per chi ne è fatto oggetto. Ad esempio per trovare i falsi invalidi si è chiesto a tutti i destinatari di pensione di provare il loro handicap che non è cosa affatto bella. E in questa materia siamo andati a ricadere su un buon numero di coloro che questa pensione la debbono ai servigi per la Patria e la bandiera italiana. Gli sherpa di Monti li assimilano a pensionati comuni e ne tassano le rendite; li costringono cioè ad abbassare quel livello di vita che loro competeva per aver dato se stessi, o parti di se stessi, all’Italia. Mi spiego. Domani Tiziano Chierotti di Arma di Taggia, alpino della Taurinense, deceduto dopo un agguato nel distretto di Bakwa in Afghanistan, sarà accolto con gli onori militari a Ciampino; le telecamere Rai riprenderanno l’evento che poi sarà riproposto nel salotti televisivi del pomeriggio con la messa solenne nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Chi vorrà seguire queste trasmissioni, senz’altro si renderà conto che nessuno dei familiari di Chierotti sta pensando alla pensione che riceverà, ma il nostro stesso Stato che ne solennizza il sacrificio alla Patria è già pronto a calcolarne le riprese Irpef. Su diverse sponde del Parlamento fioriscono le reazioni. Segnaliamo un atto di onore da Caserta di Gianfranco Paglia, parlamentare di Fli, eroe ed invalido egli stesso, che annuncia le sue dimissioni da Montecitorio se la legge di stabilità tasserà queste figure di cittadini; segnaliamo la presa di posizione della Lucchese Cecilia Carmassi e della padovana Margherita Miotto, entrambe del Partito Democratico che sostengono come lo Stato non possa tassare chi viene semplicemente risarcito.

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