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A domanda, rispondo
Di amministratore (del 07/10/2010 @ 11:40:25, in Interviste, linkato 1198 volte)
A DOMANDA:

Gianfranco, come molti sono rimasto interdetto dalla scelta dell'On.Fini di creare una formazione "indipendente" dal PdL ed ancora oggi sto cercando di capire cosa ci sia realmente dietro questa decisione. Non credo riuscirò ad ottenere risposte dal altri se non da te che l'hai vissuta e scelta in prima persona. Perchè si sceglie di abbandonare una "famiglia" nella quale si era entrati a far parte solo poco tempo prima? Perchè un cambio di rotta quando, in fondo, di quella famiglia si condividono ancora i programmi , le idee, le ideologia? Solo perché c'è attrito "personale" con Il presidente del Consiglio ? O cosa d'altro, di politico, di reale che molti , come me, non hanno compreso ? Grazie per la tua risposta e per il tuo impegno. Ten. Col. par. Massimo Zaccheroni

RISPONDO:

Alle domande che mi poni darò le risposte che io mi sono dato, dal mio punto di vista e dalle conclusioni che ho potuto trarre dialogando con i colleghi che hanno operato la mia stessa scelta. Bisogna partire da lontano, dalla nascita del PDL , da quando Fini decise di confluire anche con il parere contrario di alcuni aderenti ad AN. Il tutto avvenne rapidamente perché l'improvvisa caduta del governo Prodi portò ad elezioni anticipate. Fu un errore? Vista la svolta avuta ultimamente direi di si,  ma si era convinti che con il tempo si sarebbe creato un grande partito, con sedi sul territorio, con dibattito interno, portando all'interno di esso valori dei quali nessuno voleva e poteva farne a meno. Nel momento in cui sono state chieste queste cose vi è stata la rottura, non ritengo si tratti di problemi personali, sarebbe troppo banale, si tratta di concezione diversa della gestione di un partito. Un onorevole non è un extraterrestre competente in tutto, ad esempio se in Parlamento si deve votare una legge che riguarda la Difesa io certamente conosco tutti i particolari e posso in coscienza votare: ma gli altri hanno il diritto e il dovere di discuterne, perché decidono il destino di milioni di persone. Non posso continuamente chiederti la fiducia per velocizzare l'iter, si svuota così il compito del Parlamento, non ritengo di essere stato chiamato solo per premere un bottone. Molti miei colleghi che hanno deciso di rimanere nel PDL contestavano a Fini il modo in cui aveva gestito AN, io non c'ero e non posso giudicare ma la prima cosa che il nostro presidente ci ha detto  è stata “non bisogna commettere gli stessi errori commessi in AN”: si riferiva proprio a quello. Tutto ciò che è successo poteva essere evitato? Certamente si, ma come al solito capita che tutti i grandi hanno vicino cattivi consiglieri, la storia ce lo insegna.