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Dieci giorni a Mogadiscio
 
 

Tratto dal diario di Salvatore Paglia, zio di Gianfranco, il racconto in prima persona di quei tragici 10 giorni dopo il ferimento del S.Ten.

Domenica 4/7/1993

Ore 17 Siamo tutti a casa di Tonio(padre di GF) sconfortati dalle notizie che giungono da Mogadiscio sulle condizioni di GF. Ho cercato di mantenere la calma ma alla fine non ho più retto:- Perché proprio a GF doveva capitare? Perché è buono,è l'unica risposta che so darmi. Cosa possiamo fare per lui? Niente,è troppo lontano. Il generale Bellinzona,che in un primo momento ci aveva detto che sarebbe venuto in serata,è già qui:tutti capiamo che non è un buon segno questa sua venuta anticipata. E' proprio così,le condizioni di GF sono gravi. Il generale ci comunica che è possibile far partire due famigliari per andare a verificare le condizioni fisiche di GF;ma occorre fare in fretta perché alle ore 22.00 bisogna essere a Roma. Il fatto di poter andare da GF ci risolleva di morale ed io riacquisto una certa calma almeno esteriore. Bisogna fare in fretta ed io racimolo un po' di abbigliamento mentre Emilio(cugino di GF) che è l'altro prescelto al viaggio , essendosi anche lui offerto,riesce ad andare a casa a preparare una borsa con il necessario. Saluto tutti ,compreso Anna(mia moglie) che nel frattempo ci ha raggiunti,promettendo loro di ritornare con GF.

 

Ore 19.30 Il generale Bellinzona e la moglie,con la propria auto, ci accompagnano nei pressi della loro abitazione dove un autista dell'esercito ci attende. E' un ottimo autista,vola. Abbiamo con noi il telefonino e quindi chiamo mamma ed i suoceri per salutare anche loro;Emilio telefona alla madre.

Ore 21.30 Siamo giunti a Fiumicino con netto anticipo,abbiamo il tempo di prendere un caffè al bar(chi sa tra quanto ne berremo uno simile)quindi ci incontriamo con un colonnello addetto al nostro imbarco. Emilio è provvisto di passaporto e quindi per lui non ci sono problemi;per me che ho solo la patente come documento,il colonnello deve garantire all'addetto al posto di polizia che a Mogadiscio ci sono solo militari e che quindi non ci saranno problemi. E' tutto perfettamente organizzato,saliamo su di un airbus dell'Alitalia ;sull'aereo oltre all'equipaggio siamo in tre. Con noi c'è uno strano tipo che sembri far parte di qualche corpo speciale perché è armato ed ha anche il giubbotto antiproiettile.

Ore 24.00 Ci sono stati dei ritardi rispetto alla tabella di marcia ed ora solamente siamo giunti a Pisa. Il primo a salire sull' aereo è un colonnello che si occupa dell' organizzazione di questo viaggio:ha con sé la lista dei nomi di tutti i passeggeri,compresi i nostri. Ci chiede se desideriamo restare dove già siamo seduti ed,avuto il nostro assenso,fa accomodare vicino a noi i più alti di grado. Al mio fianco siede il colonnello Ippolito addetto alle relazioni con la stampa;salgono in tutto 211 militari e 18 giornalisti, questi ultimi relegati, insieme a quel tipo strano salito con noi a Roma ed anche lui giornalista,agli ultimi posti:scopriamo che la stampa non è affatto vista di buon occhio.

Ore 2.00 Dopo che tutte le operazioni di imbarco sono state svolte si parte. Subito si nota, dai discorsi che fanno,lo spirito che anima questi uomini che non vedono l'ora di raggiungere Mogadiscio. Gli ufficiali che ci "scortano"sono tutti gentilissimi e solo con molta discrezione ci chiedono notizie del nostro parente nonché il presumibile periodo di permanenza in Somalia,cosa che anche noi ignoriamo. Dopo poco dalla partenza viene dato il pranzo o cena,data l'ora non saprei come definirla. Il colonnello Ippolito,che è visibilmente stanco,esprime il desiderio di bere un goccio di wishy:lo chiedo allo stuart il quale prima mi dice che sull'aereo sono vietati gli alcolici e poi invece me ne porta un bicchierone. Lo dividiamo tra di noi e poi un po' tutti cercano di riposare. Non riesco a dormire,sono mille i pensieri ma sopratutto non vedo l'ora di vedere con i miei occhi le condizioni di GF.

Lunedì 5/7/93

E' l'alba ,dal finestrino guardando giù vedo solo sabbia o almeno credo si tratti di quella. Facciamo scalo ad Alessandria d'Egitto,alcuni militari scendono ma senza allontanarsi perché appena terminate le operazioni di rifornimento ripartiamo.

Ore 9.00 Ci viene data la colazione,molto diversa dalla solita ma mi dice Emilio che durante un viaggio così lungo vi è un calo peso che viene appunto compensato con questo abbondante pasto. Finalmente il pilota ci comunica che stiamo per atterrare a Mogadiscio;dal finestrino si vedono palazzi senza tetti e zone desolate .L'aereo è atterrato ed il comandante augura a tutti di poterli presto riportare in Italia:un lungo applauso saluta l'equipaggio. Sono tutti pronti a scendere ,i giornalisti e gli operatori con le videocamere si sono affrettati avanti per riprendere l'arrivo ma dai bordi della pista viene chiesto che i primi a scendere dobbiamo essere proprio noi.

 
 

Appena giù veniamo accolti dal colonnello Tarantini; il clima è da guerra, ci hanno portato elmetto e giubbotto antischegge che indossiamo,dopo di che veniamo caricati su di un autoblindo che ci accompagna all'ospedale Usa dove è ricoverato G.F. L'ospedale è un enorme tendone,all'interno è tutto perfettamente diviso in reparti proprio come un vero ospedale:c'è pure l'aria condizionata. Veniamo accolti dal chirurgo che ha operato G.F. il col. Vallance .Prima di portarci da G.F. ci illustra l'operazione e con uno schizzetto ci mostra il punto in cui è stata colpita la colonna vertebrale. Per fortuna che Emilio parla perfettamente l'americano così è tutto più facile e non c'è nemmeno bisogno dell'interprete che è un militare ed è sempre lì presente .Finalmente possiamo vedere GF. Non sta proprio bene ma ringraziando Dio è vivo;sono numerosi i fili e i tubi che gli entrano nella carne. Lo chiamo ,lui apre gli occhi,li richiude poi li riapre:è incredulo. Gli dico di non preoccuparsi e che noi siamo là per vedere le sue condizioni. Non può rispondere perché tracheotomizzato ma forse non ha neanche la forza. Non ci tratteniamo molto, meglio che riposi.

Il Col. Tarantini ci dice di far presto perché dovremmo ripartire con lo stesso aereo con il quale siamo arrivati. Gli faccio presente che G.F. non sta proprio bene e che in quelle condizioni non lo lasciamo;il discorso termina lì e ci rechiamo al comando. Il comando è situato lontano una mezzora dall'ospedale e,sapremo dopo,che prima della guerra quella palazzina era l'ambasciata. Il Col. Tarantini ci presenta il generale Loi il quale è molto cortese e ci accoglie con una frase molto bella :-Sono grato a voi per essere venuti a sollevare il morale ad un nostro ufficiale ferito.

Ci viene messo a disposizione il telefono dell'ufficio del generale e così possiamo immediatamente informare i nostri parenti delle condizioni di GF. E' un poco differente telefonare da tanto lontano perché bisogna attendere prima di rispondere,capito il meccanismo riesco a tranquillizzare Tonio e Mena,o almeno spero di esserci riuscito. Intanto il Col. Tarantini ha l'ok da Roma affinché noi possiamo restare lì, ma tiene a precisare a rischio e pericolo nostro. E' buio e veniamo accompagnati all'albergo distante poche centinaia di metri dal comando;l'addetto alla ricezione ci dice che non ci sono posti liberi. Facciamo presente che è il comando militare che ci ha mandati e solo a questo punto viene chiamata la proprietaria che dice di essere a conoscenza del nostro arrivo e che non avendo altri posti ci darà una stanza della propria abitazione. Attraversiamo il cortile antistante l'albergo e giunti alle spalle dello stesso vi è l'abitazione della proprietaria;ci fanno accomodare in un salotto dove vi è un'altra donna di colore, intenta a leggere un libro. Passano pochi minuti e la stanza è pronta;si tratta di un grosso vano che ha perfino l'aria condizionata e sulla destra vi è il bagno senza porta e senza acqua corrente. Vi è un grosso contenitore con dell'acqua ed un piccolo recipiente per poterla prendere,così per poterci lavare uno versa l'acqua all'altro e viceversa.Ci cambiamo velocemente e poi andiamo a scoprire di cosa tratterà la cena.

 
 

Il ristorante dell'albergo è posto su di un terrazzo ricoperto di pagliarelle,le sedioline sono molto basse come pure i tavolini. La cosa migliore che mangiamo è del pesce marlin alla brace il resto è da dimenticare compreso il caffè che è liofilizzato. Facciamo in fretta a completare il pasto per evitare di incontrare i giornalisti che anche loro mangiano lì e così torniamo in camera;siamo molto stanchi,dopo pochi minuti dormiamo già.

Martedì 6/7/1993

Ore 8.00 Viene un blindo a prenderci all'albergo e ci porta al comando dove facciamo colazione con brioche e caffè "vero" fatto con la moka,quindi molto buono. Veniamo accompagnati sempre col blindo all'ospedale USA;qui vi è anche uno psicologo americano con il quale Emilio parla e questi gli dice che in questo momento la nostra presenza è molto importante per GF e che lui stesso telefonerà al comando per dire loro di mandarci in visita a GF due volte al giorno perché ha notato,durante la nostra presenza ,una forza di reazione da parte di GF che fa ben sperare. Trascorse un paio d’ore facciamo ritorno al comando dove pranziamo insieme agli ufficiali i quali un pò tutti ci chiedono notizie,compreso il gen. Loi.

Ore 15.00 Siamo sul "nostro blindo"con la solita scorta,ci stiamo recando al raggruppamento Alfa in copertura ad un colonnello che sta partendo per un avamposto al nord, Balad. Portiamo anche un carico di posta dei ragazzi per l'Italia. Dopo il caffè all'Alfa,proprio prima di risalire in blindo,riceviamo via radio un messaggio che in zona est(nei pressi dell'ospedale USA dove siamo diretti)sono state esplose due bombe da mortaio. Trascorsi pochi minuti riceviamo l'ok dal comando alla nostra richiesta d’autorizzazione a proseguire in quella direzione. Come al solito anche nei momenti difficili il magg. Ferrini,l'ufficiale medico che di solito ci accompagna,ci regala qualche battuta sull'accaduto. I successivi 20 minuti di percorso oltre ad essere accompagnati dal solito caldo sabbioso,oggi sono anche impregnati di una certa tensione.

Ore 16.30 Siamo da GF;lui sta riposando ma la dottoressa ci autorizza a svegliarlo. Dopo qualche minuto speso a riassumergli le ultime novità,GF inizia a parlare e per circa un'ora è lui a tenere acceso il discorso;per capire bene cosa dice bisogna guardare il movimento delle labbra ed in questo Emilio è molto bravo.

Ore 18.00 Si ritorna al comando in fretta perché si fa buio ed è ulteriormente pericoloso. Il Col. Tarantini,dopo averci fatto telefonare in Italia,ci chiede notizie sulla nostra sistemazione in albergo. Gliela illustriamo e,saputo della mancanza d’acqua nella camera dataci,fa in modo da farci fare una doccia in un modulo abitativo situato all'interno del comando. Incredibile ma vero quanto può valere una doccia:com’è bella quell'acqua che ci permette di toglierci di dosso tutta quella sabbia. Per la cena abbiamo espresso il desiderio di rimanere al comando perché preferiamo i pasti italiani ed anche per un fatto d’igiene. Il Col. Tarantini ci informa che loro faranno tardi,pertanto ci affida al mar. Sgueo che ci assisterà alla mensa sottufficiali. Qui conosciamo altri due marescialli,Martelli e Mandolini che fanno anche loro parte come Sgueo della scorta di Loi. Dopo cena,essendo come al solito molto bene accetti da tutti,ci invitano in una stanzetta per una"cura contro la tosse o mal di gola"a base di wisky. Dopo una piacevole chiacchierata di un paio d’ore Sgueo e Mandolini,armati,ci scortano a piedi in albergo. Qui abbiamo la sorpresa che ci hanno cambiato di stanza, infatti in tutta fretta hanno sfrattato un giornalista dando a noi la sua stanza con bagno con acqua corrente e televisore con CNN.

Mercoledì 7/7/1993

Ore 8.00 Stamattina, dopo il consueto mini bucato,guardiamo prima un po' CNN in attesa che arrivino i ragazzi che ci accompagnano al comando. Eccoli,a piedi raggiungiamo l'ambasciata;per la strada ci sono tanti bambini che con i quaderni sotto il braccio si recano a scuola e alcuni di loro incrociandoci ripetono:Amico,amico!Giunti al comando chiacchierata e colazione con il Col. Tarantini.

 
 

Ore 9.30 Oggi ci hanno dato una nuova scorta; appena dentro il blindo qualche battuta di screzio da parte dei nuovi ragazzi,ci avevano preso per giornalisti e quindi non ritenevano giusto dover rischiare per portare in giro dei pennaioli. Perché ormai, vista la situazione, non vi sono più strade sicure e quindi ogni qual volta che si esce c'è il pericolo di colpi. Chiarito subito l'equivoco, ci hanno accolto con il tradizionale calore. Prima all'ospedale svedese per lasciare il magg. medico che va a trovare Monti, poi all'USA. Incontriamo prima lo psicologo poi il chirurgo con il quale facciamo la solita conversazione quotidiana. GF è in una situazione stazionaria, il medico ci dice che però psicologicamente e moralmente riscontra un continuo miglioramento e che con buona approssimazione 7/10 giorni dovrebbero bastare per porre GF in condizioni di trasportabilità. La conversazione con GF è particolarmente vivace (Vallance gli ha procurato la giacca della mimetica che gli aveva promesso) anche se lui non sa che oggi siamo noi ad essere un pò giù forse perché c’eravamo lasciati prendere dall'euforia del miglioramento morale di GF e quindi nel colloquio d’oggi con il chirurgo, che d'altra parte non ha mai detto nulla di particolarmente incoraggiante, egli ci ha illustrato le future conseguenze negative dell'incidente accaduto a GF.

Ore 12.30 Rientriamo al comando e, dopo aver telefonato, pranziamo; dopo, solita attesa al gazebo che si faccia l'ora per ritornare all'USA. Torniamo da GF e come al solito gli comunichiamo ciò che abbiamo detto al telefono ai suoi; quando parliamo, di solito gli carezzo il braccio cosa che lui apprezza infatti se smetto mi fa cenno di continuare. Rientriamo al comando,incontro-rapporto con il Col. Tarantini e poi telefonata. Questa sera i collegamenti con l'Italia sono particolarmente difficili infatti dalla solita cabina posta al primo piano del comando non viene la linea. Così ci fanno entrare nel centro telecomunicazioni. Durante la nostra telefonata, da casa ci dicono che c'è la possibilità di far venire Ciro e Stefania in qualità di giornalisti:diciamo loro che non è proprio il caso. In seguito alle nostre risposte "anti-giornalisti"ed essendo stati ascoltati dagli addetti ai lavori, per mostrarci il loro apprezzamento c’invitano a compiere ancora una telefonata ciascuno. Cogliamo l'occasione così io chiamo Anna mentre Emilio chiama la madre (anche se per istinto avrebbe telefonato a Paola, ma gli ho consigliato di chiamare casa).

Ore 19.30 Andiamo a cena in compagnia della scorta personale del gen. Loi(Mandolini,Sgueo,Martelli)infatti oltre al generale gli altri 2 protetti loro,siamo noi. Trascorriamo il resto della serata tra "cura per il mal di gola" e film di T. Brass (proprio roba da militari)

Ore 23.30 Come al solito ci scortano in albergo,domani l'appuntamento è alle 8.00.In camera ci concediamo giusto 20 ,minuti di CNN e poi buona notte.

 

 
  CONTINUA