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Il racconto dei feriti
 
 

“Le nostre bombe a mano fanno un gran botto, ma pochi danni. E il Comando non ci fa usare i cannoni.Il racconto di Massimiliano Zaniolo, 19 anni, di Milano, caporale del 183° reggimento Nembo.“Ero sul carro colpito dal razzo, il 02 luglio. Ci ha rimesso due dita della mano sinistra, l’indice e il medio, ma poteva andare peggio. “Il missile, un RPG, è esploso all’interno della corazza mentre tentavamo di uscire all’aria aperta. Cosa ricordo? Il serg. Magg. Monti con le budella in mano, mentre apriva la botola per tirarci fuori dal carro, io barcollante, che scendevo con le mie gambe, altri feriti trasportati a braccia… avrei preferito svenire per non sentire il dolore e non vedere quello che c’era attorno a me. Invece sono rimasto cosciente, Il par. Pasquale Baccaro…. Ho visto come è morto: dissanguato.

 
OPERAZIONE IBIS
INTERVISTA M.O.V.M.
I CADUTI
I FERITI
NOTIZIE ANSA

 

Sua madre mi ha chiesto di raccontarle i suoi ultimi momenti. Le ho detto che non ha sofferto, che la sua agonia è finita subito. ”Ho vissuto la battaglia tutta da quell’angolo, accanto al muro, mentre i guerriglieri somali continuavano a lanciare razzi anticarro. Non avevo paura di morire, ero solo disperato per la mano, per le due dita che non c’erano più. Avrei voluto sparare, ma farlo in quelle condizioni significava colpire i miei compagni. Anche gli altri feriti erano conciati male.
 Siamo rimasti più di un’ora sotto il fuoco aspettando soccorsi che non si sono visti. <<Ci ha difesi il sottotenente Gianfranco Paglia, che poi è stato colpito alla spina dorsale. Sparava a raffica, facendoci segno di rientrare nel nostro Vcc. Ero terrorizzato, ma mi sono tirato su ugualmente. Dentro il blindato io e gli altri feriti siamo rimasti mezz’ora almeno, isolati dai mezzi che nel frattempo avevano iniziato a indietreggiare. Il Vcc si è rimesso in moto un’ora e mezzo dopo. Mi hanno portato al Porto Vecchio e di lì con un elicottero all’ospedale americano per operarmi d’urgenza all’omero. Il braccio adesso è salvo”.

Da “Epoca” 10 agosto 1993

 

 

STORIE DI REDUCI

Serg. Magg. Giampiero Monti 31 anni

· Hai avuto dei ripensamenti sulla tua scelta di vita?

<<Non ho mai avuto dei ripensamenti, ho sempre saputo che sarebbe potuta capitare una situazione come quella di Mogadiscio. Il ns mestiere non prevede situazioni tranquille, per quelle ci sono ben altre organizzazioni.>>

· Cosa ha pensato mentre aspettava i soccorsi?

<<Quando ero la steso per terra mi è sfilata davanti la mia vita. Il mio ventre era a pezzi ed io volevo essere a casa con la mia famiglia. L’odore che sentivo era il loro.>>

 

 

Paracadutista Massimiliano Zaniolo 21 anni 

· Cosa ricorda del 2 luglio?

<<Il 2 luglio ero nel carro armato con Monti e Baccaro, ad un certo punto Monti dice – Se ci colpiscono con un razzo andiamo arrosto -. Ho sentito il fischio arrivare e poi l’esplo-sione dentro l’abitacolo. Ho guardato la mano e non volevo crederci, non volevo più le dita. Mi sono rivisto al mattino mentre mi preparavo, prendevo l’ equipaggia-mento, uscivo, facevo le perquisizioni, arrivava l’esplosione… era vero , io ero li senza dita. Monti il ventre distrutto. Baccaro ha urlato una sola volta>>.

· E la vita di adesso?

<< Visite, terapia, forse un altro intervento. Ma di cosa vuole che mi lamenti, io? Vede, io sono stato soccorso dal sottotenente Paglia. Ero uscito dall’inferno del carro. Ero sconvolto, non volevo più salire su un altro mezzo per andare via di li. Il sottotenente Paglia ha dovuto improvvisare l’arte della persuasione per convincermi ad entrare nel carro per raggiungere l’ospedale. Io non lo conoscevo nemmeno, poi quando sono arrivato al Celio ho saputo che a lui era andata peggio>>.

Dalla rivista “Oggi” settembre 1994