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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Lettera dal Presidente dell'UNMS Napoli, Carmine Diez, su pensioni di guerra

Egregio  Onorevole,

Con la presente desidero esprimere un sentito ringraziamento per il sostegno e l’amicizia dimostrata alla nostra Unione in occasione dell’ esame del Disegno di legge n. 5534-bis in particolare  art.12 comma 17 –“Pensioni di Guerra” -   tenutasi in V Commissione  Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati.

Lo spirito di gruppo e l’affiatamento creatosi tra la maggior parte delle “forze politiche” che hanno operato all’interno della V Commissione hanno determinato, parzialmente, la buona riuscita delle nostre attese. Cioè la sostituzione della prima ipotesi del comma 17   con il seguente:

L’agevolazione di cui all’art. 34, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, non opera qualora gli emolumenti ivi indicati sono percepiti, a titolo di reversibilità, da soggetti titolari di reddito complessivo superiore a euro 15.000,00

Alla luce di tutto ciò, confido che il rapporto instaurato si possa confermare in occasione dell’esame al Senato affinché si elimini, definitivamente, l’ingiustizia sulla tassazione delle reversibilità per i congiunti di un titolare defunto di pensione di guerra o per causa di servizio.

Così facendo non consentireste che siano colpiti esclusivamente i congiunti che hanno passato la vita ad accudire uomini divenuti invalidi o deceduti per difendere la democrazia del nostro paese in tempo di guerra e in tempo di pace.

Di esso si chiede la soppressione. La disposizione, che peraltro comporta un minimo risparmio in termini di spesa fiscale, crea un’insostenibile disparità di trattamento con altri introiti assistenziali attualmente esenti da imposizione (ad esempio, alcune indennità INAIL, le provvidenze per i minorati civili).

Colgo l’occasione per chiederle un incontro al fine di consegnarle il “crest” dell’Unms.

IL Presidente
Dott. DIEZ Carmine

Link al sito dell'UNMS:
www.unms.it
 
Intervento del Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, in merito alle pensioni di guerra

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze: Signor Presidente, anche io voglio ringraziare innanzitutto il presidente della Commissione bilancio, i relatori e tutti i deputati della Commissione, per avere vissuto insieme questa lunga avventura, che è stata molto intensa e ha portato un carico di lavoro molto forte e ha vissuto una dialettica vera tra Governo e Parlamento, anche con momenti, come è giusto che sia, di confronto anche duro, però nell'ambito di una grande correttezza e reciproca stima, che ha consentito poi alla Commissione di portare a termine il risultato che oggi è alla base di questo nostro dibattito.
Un lavoro duro, quindi, ma che è stato anche caratterizzato da momenti molto intensi, e da uno in particolare che voglio qui ricordare: quando l'onorevole Paglia, con la dignità di chi tanto ha dato per il nostro Paese, ha ricordato a tutti che dietro la discussione in corso sul valore delle pensioni di guerra non vi era soltanto un fatto economico, ma un significato simbolico, che dovevamo cogliere in tutta la sua pienezza.
Voglio qui in Aula riconfermare le promesse che abbiamo fatto in Commissione in merito al fatto che il problema sarà definitivamente affrontato e risolto nell'altro ramo del Parlamento, non solo perché questa è una promessa del Governo - come hanno riportato i giornali e come nei fatti è avvenuto, vi è stato anche un intervento diretto del Premier, sebbene da fuori dell'Italia - ma anche per un secondo elemento, che mi ha ancora più colpito, almeno personalmente.
Durante l'esame del provvedimento in Commissione si era creata una situazione di questo tipo: vi era la Commissione assolutamente a favore del fatto che il problema si affrontasse subito e si risolvesse in quella stessa sede, mentre io, contrariamente a quanto è stato detto da alcune agenzie di stampa, non avevo espresso parere contrario, ma mi ero rimesso alla Commissione.
Vi erano tutte le condizioni, quindi, per procedere in quel momento. Con grande senso di responsabilità, devo dire, ancora una volta, l'onorevole Paglia ha preferito, naturalmente con l'accordo di tutta la Commissione, non affrontare in quella sede il problema, ma rinviarlo al Senato, dando, ancora una volta, una grande dimostrazione di attaccamento alle istituzioni, che incorporano in sè l'essenza stessa della nostra nazione.
 
Legge Stabilita'
Paglia (FLI), sui reduci da Obama lezione all'Italia
Via IRPEF pensioni di guerra

“Dalle elezioni americane, oltre al meraviglioso spettacolo di democrazia offerto al mondo intero, è arrivato a mio parere un messaggio al nostro Paese. Ed è stato proprio il presidente Barack Obama a inviarlo quando, nel suo discorso di rielezione, ha dedicato un passaggio specifico ai reduci di guerra. Dopo aver salutato i contingenti impegnati nei più delicati scenari internazionali, Obama ha ringraziato quei soldati che si rimettono in lista anche dopo aver perso un arto. E ha ricordato come sia fondamentale per la vita di una Nazione onorare chi ha servito la Patria. D’altronde, è nota la battaglia che Obama sta conducendo affinchè chi è stato al fronte, una volta tornato nella società civile, trovi facilmente un posto di lavoro”. Lo sottolinea in una nota Gianfranco Paglia, capogruppo di Fli in Commissione Difesa alla Camera e Medaglia d’Oro al Valor Militare. “Sono certo – aggiunge - che il nostro Governo e il nostro Parlamento abbiano recepito questo messaggio e che la parte della Legge di Stabilità relativa all’applicazione dell’Irpef alle pensioni di guerra venga eliminata. Altrimenti – conclude Paglia - saremo lontani anni luce dalla lezione di democrazia e di partecipazione arrivata dagli Stati Uniti che noi oggi tanto decantiamo”.
 
Il caso: L'imposta inserita nella legge di stabilità

di Andrea Cuomo

Roma. Hanno donato alla pace una parte di sé, la propria salute, un pezzo del proprio corpo. Eppure lo Stato medita di fare cassa anche sulla loro pelle. Sono i titolari delle pensioni di guerra e delle relative indennità, che la legge di stabilità prevede di assoggettare all'Irpef nel caso in cui il beneficiario abbia un reddito superiore ai 15mila euro. Una norma su cui grava peraltro un grave sospetto di incostituzionalità, trattandosi in realtà non di vitalizi veri e propri bensì di atti risarcitori riconosciuti dallo Stato a quanti, a causa di guerre o in occasioni di missioni di pace in zone calde del mondo, abbiano subito menomazioni nell'integrità fisica o la perdita di un congiunto. Eppure la battaglia di quanti in tutti gli schieramenti politici stanno cercando di stralciare questa voce dalla legge di stabilità non è ancora vinta.
Tra i più attivi è Gianfranco Paglia, 42 anni, deputato di Fli e ufficiale dell'esercito, sulla sedia a rotelle da quando, nel 1993, da sottotenente dei paracadutisti venne gravemente ferito nell'agguato di Aidid, in Somalia, che costò la vita ad Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi e Pasquale Baccaro. Paglia non ha mai smesso di combattere per ridurre la sua disabilità e per la dignità delle forze armate. Fino all'impegno politico. Dal quale peraltro oggi Paglia minaccia di dimettersi: «Annuncio sin d'ora le mie dimissioni da deputato al Parlamento, qualora dovesse essere approvato dalla Camera lo scellerato provvedimento che tassa le pensioni dei reduci di guerra», ha dichiarato qualche giorno fa al Secolo d'Italia. Del resto, fa notare, «faremmo volentieri a meno del risarcimento pur di riavere quanto abbiamo perso, senza per nulla rinnegare quanto abbiamo fatto e quanto ci è costato».
Paglia conduce la sua battaglia anche sui social network, dove ha mobilitato decine di persone. Indignate per un provvedimento moralmente aberrante a fronte peraltro di un introito per l'erario davvero insignificante. «Senza memoria e riconoscenza verso chi ha lottato per la nostra Patria!», accusa il governo Sabrina Cortese. «È vomitevole quello che hanno fatto», rincara la dose Anna Mancuso. «D'altronde - fa notare Nicola Capurso - certi ciarlatani del bene dell'Italia... che ne sanno di crescere senza un padre, vivere senza un marito o passare il resto della vita su una carrozzella o in attesa di morire a causa dell'uranio?». E mentre Francesco Simonetta non si sorprende più di tanto visto che l'Italia «è il Paese che si lascia fare pipì in testa da una regione dell'India», Giuseppe Tocco suggerisce un'altra strada per sanare i nostri conti: «I tagli debbono farseli nei loro stipendi e forse l'Italia si solleva un po'. Io, vincitore di concorso dei carabinieri, sono fuori a causa della spending review, ora qui si parla di fare i tagli sugli invalidi di guerra. Mi sa che c'è qualcuno che sta esagerando un po'». Alessandro Tiranti porta la sua testimonianza di «figlio di un militare di leva catturato dai tedeschi in Grecia deportato in Germania nei campi di lavoro e tenuto prigioniero e fatto lavorare in una fonderia per circa due anni naturalmente durante la Seconda guerra mondiale aspettava un risarcimento ma è andato via senza aver avuto niente». Infine una domanda scorretta da tale «Calibro Nove» per Paglia: «Ti ammiro, ma come fai a stare con Fini?».
 
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